La riflessione nell’omelia del primo giorno del triduo
Riflessione omiletica di Don Piero Bussu – Prima Parte
Riflessione omiletica di Don Piero Bussu – Seconda Parte
SI ENTRA NEL VIVO DELLA FESTA PATRONALE…
«AMATEVI COME IO VI HO AMATI» Gv 15,12
E’ don Marco a dare inizio al Triduo con le sue parole di ringraziamento a don Piero Bussu, per aver voluto accompagnarci verso la celebrazione solenne della nostra Festa Pastorale: l’Esaltazione della Santa Croce,« Da don Piero attendiamo quelle che sono le parole di Dio, parola per il suo popolo, parola che certamente ancora una volta scalderà il nostro cuore e la nostra mente per essere davvero discepoli di Gesù».
E così è stato!
La comunità, dopo aver ascoltato il brano dal Vangelo di Giovanni “la lavanda dei piedi” Gv 13,1-15, si è raccolta in religioso silenzio per l’illuminante e intensa omelia di don Piero. Dopo l’iniziale invito a lasciarci guidare dal nostro ideale primario che è la croce, ci ha ricordato che «celebrare la Festa equivale per la comunità a celebrare la sua Pasqua e c’è un passaggio tipicamente pasquale che ognuno di noi deve fare che è dall’IO al NOI, dove l’io ha ragione di esistere grazie al noi e il noi non è un semplice insieme di persone ma diventa una storia che si costruisce».
Le sue parole sono state per noi un costante invito al servizio, al «portare sempre dietro con sé l’asciugamano pulito, perché ci saranno sempre piedi da lavare». Il richiamo è a quel gesto d’amore del Signore, «quello di chinarsi e di lavare che diventa fede incarnata». Ci ha ricordato che il cristiano deve «immedesimarsi nell’altro, entrare in contatto, esercitare l’ascolto, intervenire, tutti movimenti pasquali, movimenti cioè che ci portano verso l’altra riva dove il nostro credere ha la possibilità di essere vissuto a pieno, di diventare autentico e contemporaneamente diventare incarnazione».
Allora l’obiettivo rimane quello di «fare “come” Cristo ci ha insegnato: amatevi come io vi ho amati».
Parole buone, profonde, di quelle che “risuonano” in una Celebrazione eucaristica che dedica la sua intenzione per i malati e gli anziani e che vede nei giovani ministranti e giovani musicisti che l’hanno animata un servizio gioiosamente reso alla comunità.