Via Crucis. la riflessione di venerdì 3 aprile
MEDITAZIONE VIA CRUCIS NICODEMO E GIUSEPPE D’ARIMATEA
Nemmeno da morto Gesù’ non si priva delle relazioni per indicarci che c’e’ un legame di fraternità che ci unisce persino da morti.
Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo riempiono di relazione anche la morte di cristo, che, compromettendo sé stessi, perché si espongono, vanno a chiedere il corpo di Gesù’. Lo vanno a prendere, lo depongono dalla croce e lo poggiano nel sepolcro, esercitando una tenerezza, un amore, una compassione, una cura nei confronti di cristo quando e’ ormai morto.Questa relazione ci spalanca alla consapevolezza che l’amore non e’ solo per i vivi.
Il ricordo di chi non c’e’ più nella nostra fraternità e’ un esercizio di carità profondissimo, sta ad indicare che nemmeno la morte può rompere, fino in fondo, quel legame che ci ha tenuti uniti nella vita.
La teologia chiama questo legame “comunione dei santi”. E così come noi esercitiamo carità per loro, attraverso le nostre preghiere, i nostri defunti hanno il potere di esercitare carità nei nostri confronti.
Che saremo noi se loro non pregassero per noi?
Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea sono i primi ad esercitare una tenerezza nei confronti anche della morte: Gesù’ e’ morto.
Non dimentichiamo mai che niente può separarci da chi non cammina più fisicamente accanto a noi.
Chi ama, ama sempre ….possiamo amare sempre e in tutte le circostanze e la via crucis ci dice che possiamo amare anche davanti alla morte.
Da una riflessione di don Luigi Maria Epicoco