Salvatore Bulla ordinato diacono
Carissimi Parrocchiani
Con grande gioia annunciamo che Salvatore Bulla, seminarista della nostra parrocchia, è stato ordinato diacono il 27 dicembre 2022 nella Chiesa Cattedrale di S. Nicola in Sassari. Accompagniamo Salvatore con la preghiera.
Salvatore Bulla,
nato a Sassari il 26-09-1991, da bambino frequenta la parrocchia di Cristo Redentore di Sassari, dove riceve i sacramenti della Comunione e della Cresima, facendo parte per diversi anni del gruppo dei chierichetti.
Dopo le superiori, dove conosce e si lega all’esperienza di Comunione e Liberazione, si laurea nella Magistrale in Lettere e Filologia Moderna all’Università degli Studi di Sassari, conseguendo successivamente il titolo di dottore di ricerca nella Scuola di Dottorato in Lingue, Letterature e Culture dell’età moderna e contemporanea del Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali dello stesso Ateneo, con degli studi di Critica Letteraria.
Nel periodo di conclusione degli studi di dottorato viene accolto nel Seminario Arcivescovile di Sassari per un periodo propedeutico e di verifica vocazionale. Viene accolto come alunno presso l’Almo Collegio Capranica di Roma, dove inizia i suoi studi di Teologia e la sua formazione al ministero ordinato. In questi anni compie il rito di ammissione agli ordini del diaconato e del presbiterato e riceve il ministero di Lettore e di Accolito.
Dopo aver conseguito il Baccalaureato in Teologia, si è licenziato in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana con una tesi sulla teologia della storia di Hans Urs von Balthasar.
Attualmente vive una esperienza pastorale nella parrocchia di Tregnago-Cogollo-Centro nella val D’Illasi nel territorio della Diocesi di Verona.
Da Salvatore abbiamo ricevuto un breve pensiero:
Alle soglie dell’ordinazione diaconale, inevitabilmente, insieme alla gioia e al forte sentimento misto di indegnità e di gratitudine per qualcosa che ultimamente non si può meritare ma si riceve gratuitamente, si fa anche più stringente la necessità come di una sintesi del percorso fatto sino ad ora. Un percorso, quello di questi anni che non può ridursi a un semplice accidente di piccoli pezzi casuali ma che lascia intravvedere nell’orizzonte una linearità che chiamerei timidamente grazia e provvidenza. Vengono alla mente i diversi luoghi a cui sono stato affidato in questo tempo, luoghi che non rappresentano solamente dei passaggi obbligati in vista dell’ordinazione, non possono che rimanere strettamente congiunti a dei volti precisi, a me tanto cari.
Eppure, non è tanto questo affollarsi di volti momentanei e accidentali che da solo può arrecare la gioia che provo in questo momento, quanto, forse, l’intuizione che queste facce, con le storie che si portano dietro e con il frammento di relazione che hanno potuto donarmi, le posso in qualche modo comprendere come un inizio di riscontro esperienziale a quella preghiera del salmista che non posso che sentire come esigenza sempre più mia: «Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi». Se c’è qualcosa che, nel rileggere questi anni, mi rende lieto, infatti, è proprio in questa scoperta: è solo il volto di Cristo che si offre nei volti della comunione che è la Chiesa, che si dona, che si rivela, che può salvare. Cristo che salva, cioè Cristo che ti dà libertà, salute, che ti rinvigorisce, ti rende la vita a te che vivevi nella morte, a me che stavo tutto schiavo di dinamiche, di azioni, di pensieri, che non potevano dare felicità piena. Gesù, invece, ci dice che si rivela perché la Sua gioia sia in noi e sia piena. Si tratta insomma, in questi anni come sempre, di spostarsi da sé, da ciò che da solo non può riempire, verso Cristo, insomma, che ti rende la felicità che ti libera da tutto, facendoti suo, anzitutto, soprattutto, sempre mostrandoti il Suo volto che ti chiama e prende con sé nei volti di una umanità cambiata che a Lui si riferisce. Ecco, c’è uno strano intrecciarsi del volto dei suoi amici, dei miei amici, col suo volto. Penso che la bellezza di questi anni coincida, infine, con l’aver presagito in fondo queste due cose, che son troppo belle per non cambiare la vita: che Chi solo rende felice è Cristo, e che chi porta Cristo è la Sua Chiesa; una Chiesa che in questi anni, in questi luoghi, non si è tirata indietro pur dentro le sue imperfezioni, le sue rughe, dal mostrarmi nel sacramento di sé stessa, nei suoi sacramenti, nel suo popolo, il volto di Cristo stesso per me. Il volto di Cristo nel volto dei suoi e miei amici di Cristo Redentore, di Sassari, del Collegio, delle parrocchie romane, dei carcerati di Rebibbia o degli amici del Veneto dove mi trovo oggi., uniti tutti dalla volontà di seguire Cristo e dal profondo desiderio, a volte manifestamente grande, a volte sproporzionatamente misero nel suo essere ancora solo un seme, di vivere di questa gioia di Cristo per la vita. Questo vorrebbe essere il mio proseguire nella strada: consegnare la vita a questa Chiesa con negli occhi quei volti incontrati con l’umile consapevolezza che non c’è amore più grande che dare la vita, o di lasciarla prendere, per i propri amici. Ecco allora che mi sento nel cuore un grande grazie per tutti voi. Mi auguro, ci auguro che il Signore ci dia la forza di rimanere nella sua unità e ci permetta sempre di stare nel suo amore che dà gioia, e di trovare un santo, più santi a cui guardare e che ci offrano la loro amicizia.
In questo tempo così importante, vi rinnovo umilmente la domanda della vostra vicinanza e della vostra preghiera.
Con gratitudine, Salvatore